Landini: l’idea di sanzionare i delegati è folle

Sindacato. Il leader della Fiom chiude il congresso territoriale e torna sulla polemica con Susanna Camusso 

«Anche solo l’idea di san­zio­nare i dele­gati la trovo folle per qual­siasi sin­da­cato». Non usa giri di parole Mau­ri­zio Lan­dini, che ieri a Taranto è tor­nato a com­men­tare l’intesa siglata il 10 gen­naio dalle orga­niz­za­zioni sin­da­cali e da Con­fin­du­stria. Il segre­ta­rio gene­rale della Fiom ha riper­corso le tappe e i per­ché della pole­mica con la lea­der Cgil Susanna Camusso, che aveva chie­sto al Col­le­gio sta­tu­ta­rio di valu­tare il com­por­ta­mento del segre­ta­rio per le cri­ti­che espresse in merito all’accordo sulla rap­pre­sen­tanza. «I dele­gati — ha detto Lan­dini, che ha chiuso il con­gresso ter­ri­to­riale della Fiom sul tema della Soste­ni­bi­lità — sono un punto di rife­ri­mento, ven­gono eletti dai lavo­ra­tori. Pen­sare che pos­sano essere san­zio­nati dalle imprese col con­senso del sin­da­cato è un’azione che un sin­da­ca­li­sta intel­li­gente non potrà mai fare». L’intero inter­vento di Lan­dini si basa sul porre domande e dubbi sul ruolo attuale del sin­da­cato in Ita­lia: sugli errori com­messi («non abbiamo saputo impe­dire l’attacco ai diritti») e sulla distanza che si è creata con i lavo­ra­tori («pen­sare di affron­tare i pro­blemi per 50 minuti ogni 4 anni mi sem­bra un qual­cosa che ci deve far riflet­tere»). E cer­ta­mente l’accordo del 10 gen­naio non va nella dire­zione del cam­bia­mento invo­cato. La que­stione per Lan­dini è sia di metodo che di merito: «Quando abbiamo espresso le nostre riserve ci è stato detto che era già tutto chiuso. Noi chie­de­vamo di far votare i lavo­ra­tori e ora anche la Cgil sta cam­biando idea»: la forma «con cui si pre­pa­rano le con­sul­ta­zioni deve essere demo­cra­tica. Ai lavo­ra­tori devi dire per­ché voti sì o no, non se sei per un segre­ta­rio o per un altro. Devono cono­scere il testo, le posi­zioni e avere la pos­si­bi­lità di espri­mersi». Mag­giore par­te­ci­pa­zione dei lavo­ra­tori alle scelte del sin­da­cato, dun­que, per­ché solo i lavo­ra­tori hanno il potere di far esi­stere il sin­da­cato. E la nuova stra­te­gia sin­da­cale deve essere per­se­guita bat­tendo que­sta strada. Al comi­tato cen­trale della Fiom, ha detto ancora Lan­dini, «abbiamo deciso di chie­dere a tutti i metal­mec­ca­nici, iscritti alla Fiom e non, di espri­mersi su quell’accordo che noi con­si­de­riamo sba­gliato: se la mag­gio­ranza con­fer­merà la nostra tesi, il nostro impe­gno sarà quello di fare in modo di appli­care le cose buone dell’accordo e di modi­fi­care ciò che non va». Lan­dini si è poi ine­vi­ta­bil­mente sof­fer­mato sull’infinita vicenda dell’Ilva: l’unico futuro pos­si­bile arri­verà solo «a fronte di un cam­bio di pro­prietà. Molte cose che dove­vano essere fatte, come gli inter­venti dell’Aia, non lo sono ancora e que­sto ritardo non si può tol­le­rare», e «se non ci poniamo nem­meno l’interrogativo di cosa dovrà essere que­sta fab­brica da qui a qual­che anno, è ancor più grave». La scom­messa è pro­durre acciaio «senza ammaz­zare nes­sun lavo­ra­tore e tan­to­meno inqui­nando fuori». Si può anche «ipo­tiz­zare una fase di con­trollo pub­blico, ma sin d’ora si deve ragio­nare sui futuri assetti societari». 

Giamario Leone 

 [Articolo su il manifesto 4.3.14] 

Commenti