Comunicato stampa: lavoro e salute sono inscindibili anche all’ILVA di Taranto


Di fronte alla gravissima situazione di inquinamento ambientale, nota da tempo, denunciata a più riprese e da più parti tanto in sede locale che nazionale, provocata dalla modalità di gestione degli impianti dell’ILVA di Taranto Medicina Democratica ritiene di dover appoggiare la coraggiosa decisione del GIP Patrizia Todisco di procedere al sequestro preventivo degli impianti in alcuni reparti della produzione “a caldo” altamente inquinanti per l’ambiente esterno, come estremo e, ahimè, tardivo rimedio alla situazione di danno grave per la salute della cittadinanza e degli operai stessi impiegati negli impianti. Tale azione non può onestamente essere presentata come prevaricazione della magistratura ma piuttosto come sbocco obbligato di anni e anni di denunce purtroppo inutili vista la volontà di profitto pervicacemente affermata da parte delle direzioni aziendali anche contro i più elementari diritti, sanciti nella nostra Costituzione, alla salute e alla difesa della vita dei lavoratori e dei cittadini. 
I dati epidemiologici largamente e da tempo noti sono impressionanti: 386 morti attribuibili alle emissioni industriali e inoltre 237 casi di tumore maligno, 247 eventi coronarici con ricorso al ricovero, 937 casi di ricoveri per malattie respiratorie e 17 casi di tumori maligni nei bambini. Senza un’imposizione pubblica però sia delle amministrazioni statali che di quelle regionali, è ormai accertato che l’azienda non si muoverebbe mai, preferendo esercitare l’usuale ricatto occupazionale, particolarmente efficace in questo periodo storico. Medicina Democratica, dalla sua fondazione, non ha mai smesso di affermare che LA SALUTE DEI LAVORATORI E DEI CITTADINI INQUINATI È UN BENE COMUNE che va difeso anche contro le esigenze produttive e di profitto che, ancora a norma della nostra Costituzione, non possono affermarsi danneggiando la comunità. Nessun lavoratore deve essere costretto a lavorare in luoghi di lavoro altamente inquinanti, tanto meno sotto ricatto occupazionale. Allo stesso modo nessun cittadino deve essere esposto al rischio noto di malattia a causa dell’inquinamento prodotto dalla fabbrica. I reparti inquinati e inquinanti dell’ILVA DEVONO ESSERE BONIFICATI a spese della azienda; di quella stessa azienda che in anni di ignavia ha accumulato profitti sulla pelle e sulla salute dei lavoratori. È arrivata l’ora, in relazione a quanto stabiliscono le direttive comunitarie (chi inquina paga) che la azienda si assuma fino in fondo la sua responsabilità. I nostri soldi, dello stato e della regione, potranno eventualmente servire solo in via del tutto emergenziale, per interventi sui territori circostanti la fabbrica e riservando alle amministrazioni locali il diritto di rivalsa nei confronti di chi ha provocato il disastro ambientale doloso. Medicina Democratica ritiene che possa e debba essere al contempo salvaguardata l’occupazione e che i lavoratori stessi possano essere utilmente impiegati, IN CONDIZIONI DI SICUREZZA, nelle operazioni di bonifica una volta avvenuto il dissequestro. Non è infatti pensabile che la soluzione stia in aggiustamenti di facciata, come sembra di evincere da alcune affermazioni fatte a caldo dal Ministro Clini. Non è proponibile cioè che si risolva il problema alzando il livello normativo dei valori limite delle sostanze come in altre occasioni di infausta memoria è stato fatto: si aggiungerebbe al danno la beffa e questo non ce lo aspettiamo nemmeno da un governo “tecnico”. Medicina Democratica ritiene che le indagini epidemiologiche e ambientali che sono state fatte, e che hanno motivato largamente l’intervento della Magistratura, sono sufficienti per iniziare il grande lavoro di bonifica necessario che deve coinvolgere per primi i lavoratori dello stabilimento e, in seconda istanza, le associazioni locali e nazionali che da anni denunciano l’inquinamento di Taranto. MEDICINA DEMOCRATICA denuncia con forza come inaccettabile il tentativo di mettere i lavoratori contro i cittadini, sia perché si tratta spesso di lavoratori che vivono nelle stesse zone inquinate sia perché questo atteggiamento intende distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica da quelle che sono le gravi responsabilità delle direzioni aziendali. In prospettiva Medicina Democratica ritiene anche che si debba andare a una riconversione ecologica dell’economia, attraverso un progressivo processo di fuoriuscita da tutti i CICLI LAVORATIVI GRAVEMENTE INQUINANTI che costituiscono una fonte di ricchezza per pochi con danno di tutti. L’alternativa sta nello sviluppo di altri settori: agricoltura biologica, con valorizzazione delle risorse locali (KM0), impulso a opere pubbliche per la difesa del il territorio (rischio alluvioni, idrogeologico, sismico etc.), difesa dell’industria manifatturiera di qualità, sviluppo di energie alternative a partire dal fotovoltaico. Medicina Democratica ritiene che tale programma deve essere portato avanti con tutte le forme possibili, anche di autogestione, pretendendo l’impegno del Governo in questa direzione, se davvero si intende contrastare gli interessi della speculazione finanziaria che mette a dura prova l’economia, salvaguardando i valori reali o, in primo luogo, i beni comuni. 

Il direttivo nazionale di MEDICINA DEMOCRATICA

Commenti