Dopo gli scioperi di marzo



Gli scioperi diffusi e spontanei di Marzo contro l’intervento rozzo e brutale del governo sulla legislazione del lavoro possono rappresentare il punto di svolta per una fase politica e sindacale del tutto nuova. Approfittando della crisi finanziaria e della passività delle Organizzazioni Sindacali, il Governo Monti, col sostegno della maggior parte delle forze politiche, ha prima portato via, con un colpo di mano, una bella fetta delle pensioni e ha cercato poi di fare la stessa cosa con i diritti e le tutele del posto di lavoro conquistati negli anni ’60 e ’70. In pochi mesi, i ripetuti interventi del Governo sempre volti a colpire la classe lavoratrice hanno fatto maturare la convinzione di essere di fronte a una sistematica offensiva politica e di classe . 
Gli scioperi di Marzo sono stati la prima, efficace, risposta, che in soli dieci giorni ha impedito al Governo di chiudere la ”questione lavoro” con un decreto-legge. 
Una mobilitazione in gran parte decisa e attuata direttamente dai lavoratori e dalle loro RSU, con effetti confrontabili con quelli di uno sciopero generale per la chiarezza dei suoi obiettivi e per la vastità delle forze che è chiaramente in grado di coinvolgere. 
 Una mobilitazione che ha espresso la forza e la fermezza di un soggetto politico con cui ora tutti, Governo, Confindustria, partiti politici e organizzazioni sindacali, si trovano a dover fare i conti. Fallito il blitz del decreto legge, è incominciata una battaglia di posizione, che si è immediatamente estesa all'insieme della politica economica e sociale del Governo e che sarà decisa dalla capacità di tenuta e di iniziativa dei lavoratori. 
Non si deve accettare che la battaglia sull'articolo 18 sia consegnata alla trattativa e alla mediazione fra il Governo, le forze politiche e quelle sindacali, se non addirittura messa in secondo piano rispetto alla rivendicazione di generiche misure contro la crisi . Il risultato sarebbe solo quello di diminuire la determinazione dei lavoratori e riconsegnare l’iniziativa a un Governo che non la potrebbe riguadagnare altrimenti, tanto è indebolito dalle tensioni tra le classi che rappresenta, tensioni che sono proprio uno dei risultati della risposta operaia. 
E’ perciò decisivo mantenere la chiarezza sugli obiettivi che riguardano i diritti e le conquiste fondamentali dei lavoratori, dall'Articolo 18 al capitolo Pensioni, che non può certo essere considerato chiuso, alla difesa del Contratto Nazionale, E’ su questa chiarezza, che i lavoratori possono non solo mantenere ed estendere la loro capacità di risposta al tentativo di portare a termine la manomissione dei loro diritti, ma prendere l’iniziativa e riaffermare l’insieme degli obiettivi sociali e politici della classe operaia, cogliendo ogni occasione di lotta, nelle singole fabbriche come sul piano nazionale.

RSU FIOM PIAGGIO      RSU FIOM SAME 
Pontedera (Pisa)                Treviglio (Bergamo)

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